La sorprendente stagione di
Osvaldo Bagnoli comincia già dalle prime giornate del campionato di Serie A 1984/85
e passa alla storia del calcio per il
primo e unico scudetto conquistato dal Verona. Nato a Milano il 3 luglio 1935, Bagnoli è soprannominato
mago della Bovisa e per i suoi meriti premiato con il Seminatore d’oro.
Dal Guerin Sportivo :
”””Trent’anni
da quell’incredibile scudetto. Di quel
Verona ci piace ricordare tre cose, fra le tante memorabili. Prima cosa: la
rosa ridotta a disposizione di Osvaldo Bagnoli, ridotta anche in rapporto alle
usanze dell’epoca. 12 soli giocatori (Garella, Ferroni, Bruni, Silvano
Fontolan, Tricella, Luciano Marangon, Di Gennaro, Briegel, Volpati, Fanna,
Elkjaer, Galderisi) oltre le 20 presenze in campionato (che era a 16 squadre),
più altri 5 con poche (Sacchetti, Turchetta, Donà) o pochissime (Spuri, Fabio
Marangon) presenze. Una situazione ad alto rischio, per quanto riguarda gli
infortuni, ma anche portatrice di coesione a prescindere dalle personalità dei
singoli. Seconda cosa: nessuno era arrivato in quel Verona al massimo del suo
valore di mercato, anzi si trattava in molti casi di giocatori che i grandi
club tradizionali avevano scartato o giudicato di livello medio-basso. Di
Gennaro era stato scartato dalla ‘sua’ Fiorentina, dove imperava Antognoni,
così come Bruni, Fanna e Galderisi dalla Juventus, Fontolan e Tricella
dall’Inter. Garella dalla Lazio, Marangon da Napoli e Roma (ma anche dalla Juve
dove era cresciuto), Donà era stato una meteora al Milan da cui di fatto si era
autoscartato. In pratica dei titolari soltanto i due stranieri, comunque sulla
carta non i migliori di quella fantastica serie A in cui giocavano Maradona,
Platini, Rummenigge, Zico, Falcao, eccetera, avevano un nome importante. Terza
cosa: si ripete spesso che oggi uno scudetto del Verona sarebbe impossibile,
perché il calcio di alto livello muove molti più interessi, ma la cosa è vera a
metà. Perché quella del Verona fu un’impresa anche calata nel contesto di metà
anni Ottanta: per trovare uno scudetto fuori dalle metropoli bisognava infatti
risalire al Cagliari del 1969-70 (che aveva però metà dei suoi giocatori in
Nazionale, da Riva a Domenghini) e per trovarne uno successivo l’unico esempio
che si può fare è quello della Sampdoria 1990-91 (club ricchissimo e pieno di
campioni affermati, da Vialli a Mancini passando per Pagliuca e Vierchowod). Quello del Verona, trent’anni fa, rimane l’unico scudetto dell’era
moderna a dimostrazione della magia del calcio, che di solito si manifesta
soltanto in singole partite. (Stefano Olivari )”””
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Osvaldo Bagnoli effigiato con il Verona tricolore dal grande Franco Bruna |
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