
GIULIO ANDREOTTI, sette volte Presidente del Consiglio, tra cui il governo di "solidarietà nazionale" durante il rapimento di Aldo Moro (1978-1979), con l'appoggio del Partito Comunista Italiano, e il governo della non-sfiducia (1976-1977), con la prima donna-ministro, Tina Anselmi, al dicastero del Lavoro);
otto volte ministro della Difesa;
cinque volte ministro degli Esteri;
tre volte ministro delle Partecipazioni Statali;
due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell'Industria;
una volta ministro del Tesoro, ministro dell'Interno, ministro dei beni culturali (ad interim) e ministro delle Politiche Comunitarie.
È sempre stato presente all'Assemblea costituente e nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato fino al 1991 e successivamente come senatore a vita.
A riguardo della sua lunghissima carriera, è noto per aver fatto proprio l'aforisma di Talleyrand "Il potere logora chi non ce l'ha", che da molti gli viene erroneamente attribuito.
In virtù di un impareggiabile... bagaglio d'esperienza è stato al centro della scena politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo.
Di
Andreotti, effigiato nella vignetta del 1979 ( Gazzetta di Salerno ) con il “bagaglio” che meglio simboleggiava il
suo pluriennale potere, hanno fatto epoca i seguenti aforismi: *La cattiveria dei buoni è pericolosissima. * L’umiltà è una
virtù stupenda, ma non quando si esercita nella
dichiarazione dei redditi.* Non basta avere ragione: bisogna avere anche
qualcuno che te la dia. *Clericalismo:
la confusione abituale di quel che è di Cesare e di quel che è di Dio. *Aveva
spiccatissimo il senso della famiglia. Era infatti bigamo e oltre. *I miei
amici che facevano sport sono morti da tempo. *Meglio tirare a campare che
tirare le cuoia.
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